Cronache dall’era cartacea
Monografia critica sulla serigrafia e sull’arte tra anni ’80 e ’90
Prefazione di Rubino & Valentinuzzi
Dedicare tempo e studio al passato è operazione che richiede doti investigative ed elastiche. Due generazioni distanti come le nostre, hanno interagito e investigato su documenti, opere d'arte e relazioni tra i protagonisti di una vicenda che è stata letta in filigrana. Due punti di vista che elasticamente si sono compenetrati. Una ricerca intuitiva e ragionata allo stesso tempo. La prima fase, quindi, è durata quasi due anni d’incontri, discussioni ed anche scontri su pareri contrastanti. A seguire, un lavorio di traduzione, dall’originale alla sua sintesi, ha permesso di misurare quanto necessario a ricostruire una storia. Selezionando. Guardando da vicino, con precisione e una buona dose d’inventiva.
La vicenda artistica e umana che si è tradotta, appartiene ad un passato recente, un arco temporale che dagli anni '80 giunge ai primi '90 del secolo scorso. La nuova forza delle tecnologie poteva far sembrare la pittura una tecnica obsoleta o anacronistica. Si era agli ultimi stadi del passaggio dalla società hi-tech, della video arte e la computer art, a quella del digitale, del World wide web e dell'arte espansa.
Se questa è la storia dell’arte, non abbiamo mirato a scrivere una cronaca che, precisamente, viene da quell'epoca che identifichiamo come "era cartacea".
La carta ha preservato il sapere come le informazioni e le opere serigrafiche.
Il medium "carta" è stato quindi per la nostra riflessione uno snodo decisivo.
Se "Cronache dall'era cartacea" lo si fa apparire come semplice titolo poetico, sottoposto all'intera operazione, si rischia di comprendere solo la metà del lavoro svolto. Al contrario, "Cronache dall'era cartacea" rappresenta una chiave di lettura, significativa per chi ha vissuto quel periodo: l'attesa dello scadere del secolo, una possibile guerra termonucleare e la fine delle certezze apparenti.
D'altra parte, sono stati gli stessi anni della propagazione di una nuova coscienza ecologica che, nel rapporto tra uomo e natura, non si omologava al sistema consumistico e del "benessere" apparente.
A tale sistema apparteneva - come appartiene tutt'oggi - il mondo dell'arte.
Artificiale e naturale, non in contrasto: unificati dalla stessa ansia ed esuberanza fin de siecle. Fare arte non significava solo oggetti di design ma anche afferrare dalla natura circostante il senso del costruire. Una legge di costruttività che è stata osservata, su piani diversi, ma allo stesso tempo già nel mainstream della società della comunicazione globale.
La produzione serigrafica poteva leggersi nella dinamica “caldo/freddo”: la macchina era il mezzo freddo, tecnico e tecnologico per divulgare le arti visuali mentre le arti visuali rappresentavano la parte umana e quindi calda, l’immagine ricostruita, ripensata in rapporto all’assoluta bidimensionalità della carta.
Nel 1992 l’esposizione “Notizie dall’Era Glaciale”, tenutasi a Udine, presso il Centro Friulano Arti Plastiche, aveva come obiettivo discutere il rapporto caldo/freddo. Per la prima volta furono esposte le serigrafie realizzate in occasione e parallelamente al progetto intitolato “Arte e Natura”, che qui presentiamo raccolte insieme.
Il titolo principale "Arte e Natura", quindi, ci rimanda alle cartelle omonime che, a distanza di qualche decennio, possono essere interpretate e osservate sotto una nuova prospettiva. Dall'incuria del tempo, le carte che si sono conservate ci trasmettono umanità, progetti, scambi epistolari, idee e contratti.
Le opere in “Arte e Natura”, trasfiguravano la natura in visioni artificiali, ma su di un supporto naturale come la carta. Artisti e opere, accomunati da una realtà cartacea: ieri mero mezzo di comunicazione, oggi riserva di documenti e memoria. Ciò che ieri era il bianco “glaciale” oggi è il bianco cartaceo.
Se questa era stata l'arte...in che modo era stata introdotta la natura?
Si può rispondere, considerando che lo spirito della natura, e nel suo trasfigurarsi figurativo e astratto, dal tarvisiano al pordenonese, dal Carso al Tagliamento, ha pervaso e ancora pervade le serigrafie realizzate dalle produzioni Làgabo e da I Contemporanei.
Oggi questo insieme casuale ma voluto di pittori e scultori, rappresenta un racconto cronachistico dell'epoca: una memoria visiva che è anche un patrimonio culturale da preservare.