Cronache dall'era vinilica
Musica, suoni e visioni di un tempo non finito
Musica, suoni e visioni di un tempo non finito
Un viaggio sonoro attraverso decenni di sperimentazione, libertà espressiva e contaminazioni.
“Non si tratta di una discografia, ma di una geografia affettiva. Ogni suono è un luogo, ogni brano una stagione interiore.”
Disegnare con la musica, musicare con il disegno. O meglio pittare, espressione cara a Giorgio Valentinuzzi, con i suoni, suonare con i colori. I segni sulla tela, sia nella dimensione figurativa, geometrica, astratta, concreta, materica, concettuale, le impressioni della sua opera serigrafica, ma anche quella, avveniristica al tempo, attraverso i pixel della computer graphic, diventano note su pentagrammi e incisioni su dischi che si raccontano in storie, testi, fotografie e spartiti raccolti in questa nuova pubblicazione.
Cronache dall’era vinilica, dopo Cronache dall’era cartacea, è un’avvincente storia. Una storia, la solita vecchia storia, come titola la sua saga autobiografica che ha raggiunto ad oggi il quinto corposo volume, una storia uguale ma sempre diversa. L’artista che non ha mai voluto lavorare un giorno nella vita, come lui stesso scrive e racconta, mette ordine ad anni e anni di attività sopra un palcoscenico, in lunghe tournée lungo lo stivale, dentro a sale d’incisione, bettole, appartamenti, osterie, stanze e spazi aperti, persino dentro ad una scena mobile progettata in un camion, il leggendario MT (Motor Trailer), un’altra sua invenzione.
E lo fa raccogliendo memorie, a partire dai suoi primi ricordi di quando a casa bambino sentiva mescolarsi ai canti dei partigiani lo swing e il jazz, gracchiante, irrefrenabile o cullante dal giradischi. Le villotte delle contadine di Paderno di Udine, al ritorno dal lavoro sui campi, le orchestrine di liscio delle sagre paesane, le hits del Cantagiro dai juke-box e soprattutto tutta quella musica che la radio in Italia non passava, quegli album che non si vendevano nei negozi friulani, quelle esperienze sonore che dovevi andartele a procacciare e non importa come. Tanto quanto i suoi occhi andavano e continuano a cercare impressioni visive, mescolando l’arte storicizzata con quella sovversiva che sta fuori dal potere, così le sue orecchie cercavano e cercano impressioni sonore da molteplici esperienze, travalicando gli spartiacque delle tendenze, dove la musica classica può non fare a botte con lo ska, un certo folk della beat generation può non accapigliarsi con la fusion o il free jazz, il cantautorato italiano della scuola genovese e romana può stare a braccetto con il pop, l’esperienza dodecafonica con i ballabili...
Eversivo, come anche nella narrativa e nella poesia, lo svincolo creativo di Valentinuzzi raccorda e confonde nelle reti della musica generi e forme, da creare uno stile che gli è proprio, in continuo combattimento. Pago di complicità più o meno facili, o non meno difficili, con i tanti personaggi, musicisti e non, con cui ha condiviso questo cammino, le tracce della sua parabola compositiva, discografica e concertistica, a partire dai primi anni Ottanta al secolo corrente, diffondono ancora echi e riverberi che sono l’effetto del suo sentire.
Basti leggere il titolo di ogni suo progetto per intendere, già di primo acchito, la stravaganza, tra premeditazione e incoscienza, mai subdola, del suo essere musicista, paroliere, arrangiatore, produttore, manager. Ma anche faccendiere e avventore, procacciatore di ingaggi e di compagnie, le più inimmaginabili.
Lo raccontano le parole che compongono i suoi testi, gli organici strumentali, i giri armonici, i riff, i ritornelli e le improvvisazioni che sono il telaio delle sue musiche. Raccontano di avventure impossibili, ma che si scoprono realmente accadute, di amori di ogni fatta, compiuti, affranti, inattesi e immaginati, di nostalgie ed esaltazioni, di introspezioni ed estroversioni, di vite vissute, in corso e ancora da vivere.
Da Cosa dici alla sera al Cantico dei calici, attraversando le Performances sulle Frequenze modulari, The Valentinuzzi’ Trails, V’ Trails, Video Games, Musica sintetica su video-computer-art, una colonna sonora multimediale di quasi un’ora realizzata con Juno 60 della Roland e un Drumulator, Piragnas Magnas, Alpen Jungen Lieben Schwartz Katzen, Alta chirurgia su Lp V’ Trails e altri inediti, tra musica strumentale e cantata, il musico di Paderno aperto al mondo dà a intendere la materia sonora di cui è composto.
Dalla dimensione cantautorale a pezzi d’evasione, da brani esplorativi di nuovi mondi a rassicuranti ballads, con testi in italiano e inglese usciti anch’essi dalla sua penna, diverse song della sua ricca antologia hanno raggiunto una meritata notorietà, altre ancora sono tutte da scoprire o rivalutare.
Mai solo, a volte tremendamente solo, nonostante una continua e mutevole brigata, si può godere in questo libro non solamente la gestazione di ogni sua opera musicale, corredata di testo, spartito e di una galleria fotografica a compimento di ogni capitolo, ma anche i vissuti paralleli, tangenti e incidenti, che hanno incrementato il suo processo creativo multiforme, dove anche le copertine dei dischi contribuiscono a delineare il trasformismo e le metamorfosi dell’autore.
Ci sono poi i dialoghi e altri intermezzi: Cosa faccio quando compongo, scrivo e canto le mie canzoni, A proposito di…, movimenti che concorrono a rendere questa cronaca il diario intimo d’una sinfonia incompiuta. Perché altro ancora ci si attende dall’inesauribile Giorgio Valentinuzzi: affabulatore, cantore, pintore e demiurgo, pur a volte reprensibile, comunque sempre inafferrabile.
In futuro troverai qui:
Link diretti alle pagine con musica d’ascolto;
Video d’archivio e performance dal vivo;
Accesso a contenuti speciali.
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